L'arte che regala benessere nell'ospedale delle mamme
Grazie alla stampa che ci segue e ci racconta. Maria Teresa Martinengo a piena pagina su La Stampa
L’articolo
Dove c'era un corridoio grigio ora si galleggia nel blu, tra disegni che evocano donne di Picasso, Keith Haring, Gauguin. E per salire ai reparti non c'è che da scegliere la scala-giardino preferita: i fiori verdi di «Evergreen», oppure, le foglie aree di Matisse. La grande sala d'attesa al primo piano, dove si incrociano puerpere e donne in cura, è senza finestre, ma nessuno lo nota tanti sono i colori. Al secondo è Klimt a dominare: i rami di un enomre «Albero della vita» - come l'originale, tutto oro - si affacciano alle stanze gialle, verdi, rosa... Chi serbasse il ricordo del « ventre gravido della città» (la definizione è di Michelangelo Pistoletto), del Sant'Anna da 8000 parti l'anno (record d'Europa), come di un ospedale grigio, vada a scoprirne il cambiamento. Il Cantiere d'Arte avviato nel 2011 è in continuomovimento: caso di studio all'estero, opera collettiva con una storia straordinaria tutta femminile, ora si sta insinuando nei sotterranei, davvero bisognosi di cure...
Il sogno. La trasformazione del Sant'Anna comincia con una relazione appassionata della professoressa Chiara Benedetto, primario di ginecologia, al club femminile Soroptimist, nel 2009. Parlava di necessità urgenti per rendere la vivibilità di questo speciale luogo di cura all'altezza della sua qualità. Immediata la disponibilità di un gruppo di socie. In 13 danno vita alla Fondazione «Medicina a misura di donna» Onlus e con impegno arrivanoa coinvolgere oltre diecimila tra singoli privati, club e imprese che donano materiali, progetti. «"Curare i luoghi di cura" è l'obiettivo: per creare benessere in chi li frequenta. Siamo partiti dallo sguardo delle donne che frequentano il Sant'Anna e l'esito è stato sorprendentemente univoco: nei focus group partorienti, pazienti oncologiche, medici, infermiere, ostetriche, è emersa una priorità permigliorare: rendere gli spazi più accoglienti, cambiare la percezione dell'ambiente», spiega la professoressa Benedetto, presidente della Fondazione che promuove anche ricerca scientifica e tecnologica. «L'idea che ci guida è che non si tratti solo di abbellimenti, ma di un contributo al benessere. Studi scientifici dimostrano che la gradevolezza dei luoghi accelera i processi di guarigione, diminuisce la percezione del dolore».
Tutti coinvolti. L'avventura è incominciata. «Abbiamo avviato una convenzione con l'Università e con la Città della Salute ed è iniziata la collaborazione con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, ma anche con Palazzo Madama, con cui abbiamo ideato "Il passaporto culturale" per i nuovi nati. La Fondazione ha ricevuto oltre 400 mila euro in donazioni, oltre a materiali e forniture sottocosto: il 100% è stato investito, non ci sono costi di struttura», spiega un'entusiasta Catterina Seia, vice presidente di «Medicina a misura di donna». Anna Pironti e l'équipe del Museo d'Arte Contemporanea hanno guidato intere «pattuglie» di decoratori nel Cantiere dell'Arte: studenti del liceo Passoni, manager di Unicredit in formazione, rappresentanti dell'Associazione delle Scuole private australiane dello Stato di Victoria in viaggio di studio, oltre, naturalmente, a mamme in attesa, ostetriche, infermiere, medici. Grandi opere hanno trasformato in poche ore spazi immensi con esiti imprevedibili dopo decenni di trascuratezza. «La riqualificazione ora è arrivata ai sotterranei - dice la professoressa Benedetto -, dove si trovano le palestre e altri servizi di cura molto frequentati. Prossimamente, poi, con la Città della Salute, penseremo alla facciata». L'investimento per i sotterranei sarà di 250 mila euro ed è partita, per questo, una nuova campagna di fundraising.
Il cambiamento. Che cosa hanno prodotto colore e bellezza nella più grande «culla d'Europa» lo dice Erika, addetta alla reception «da clinica svizzera», rinnovata con materiali di pregio e impreziosita da opere d'arte: «Da quando è sparito il grigio e accogliamo le persone in questo ambiente, le relazioni sono diverse: c'è meno aggressività e più gentilezza».